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6 may 2012

Terminal aéreo de Barajas: "Para mi no fue problema"


Ya había leído mucho sobre la detención de venezolanos y de otros latinoamericanos en el aeropuerto de Barajas, España. Tanto había leído, que tenia nervios; de que aún cumpliendo con todos los requisitos de ingreso me pudieran devolver arbitrariamente.  

No era la primera vez que usaba esta terminal aérea para conectar con Italia. ¿Qué pasó? Solo seguí el consejo de mi esposa, ella me dijo “si ya antes has entrado por Barajas con Iberia sin problemas, ¿porque cambiar ahora?” Le seguí el consejo al pie de la letra.  

Para el día 22 de febrero del presente año llegué a Barajas, todavía "bajo el efecto de las noticias o relatos" con los siguientes títulos;
Madrid: Seis venezolanos retenidos en aeropuerto de Barajas ... 
El Venezolano es...: Escala en Barajas? NO QUE VA!!! 
Retener venezolanos es negocio en Barajas , ojo pelado - Foro ... 
Maltratan y devuelven a turistas venezolanos al llegar al aeropuerto ... 
Venezolanos retenidos en Barajas ¡otra denuncia más!...
Embajada pide explicaciones por supuesto mal trato a venezolanos ... 
Más 9.200 viajeros fueron rechazados en Barajas en 2009 | Madrid ... 

Ojo! No tengo base para poner en duda lo que dicen estas fuentes, pero en mi caso fue diferente y es mi deseo publicarlo, me parece equilibrado comparar experiencias. 

Al llegar al terminal aéreo y presentarme a las taquillas de entrada a la Unión Europea un policía español me atendió, recibió mi pasaporte venezolano, miró la foto, me miró a mi, revisó las hojas del pasaporte, agarró el sello y lo selló con fuerza y me dijo Bienvenido! Sin hacer una pregunta, ni mostrarme algún mal gesto.   

Ahí me di cuenta del valor del buen consejo de mi esposa, pero además, todo lo llevaba en regla. Tal como e titulado este post, "para mi no fue problema." 

Si supieran que donde pasé más molestias, revisiones por una Biblia grande que el escáner no lograba identificar, preguntas repetitivas e insidiosas y muestra de mala educación por algunos funcionarios, fue en el aeropuerto de Maiquetia en Venezuela.

28 jul 2011

Marina Romano: "le situazioni lavorative che ho visto su tantissimi laureati non sono delle più felici"



Intervista a Marina Romano

Credi che l’esperienza universitaria oltre ad una crescita culturale, stia contribuendo anche alla tua crescita personale? Se si, sotto quali aspetti?
Non ho vissuto molto l'università, in quanto sono un lavoratore. Posso dire che su alcuni aspetti mi ha aiutata ad essere "autonoma", in quanto sono io a scegliere le modalità e i tempi con cui fare esami. Inoltre ho avuto modo di conoscere tante persone con le quali ho legato molto facilmente!

Credi che l’attuale situazione dello stato italiano sia favorevole all’avvicinarsi di voi giovani al contesto lavorativo?
Assolutamente no! In particolare nelle regioni del sud, dove anche le cosiddette aziende "serie" sfruttano i lavoratori, è letteralmente impossibile lavorare senza mortificare la propria persona e le proprie aspirazioni di guadagno, oltre che professionali. Parlo di situazioni ben specifiche, nelle quali i lavoratori (o per meglio dire, collaboratori, vista la natura dei contratti) vengono ripetutamente umiliati se non raggiungono gli obiettivi che l'azienda fissa, tutto questo per paghe misere, nelle quali non viene garantito nemmeno un fisso mensile, grazie ad innumerevoli "escamotage" che ogni azienda (in modo del tuo legale, questo è ciò che atterrisce) effettua. In altri paesi un lavoro part-time permette ai giovani di pagarsi gli studi, ma anche l'affitto di un appartamento, le spese varie. Un part-time "nostrano" a stento riesce a farci coprire le spese della benzina (quella che mettiamo per raggiungere il nostro posto di lavoro)...
Lo stato è in gran parte responsabile di ciò, in quanto rende legali delle azioni che sono inaccettabili. Inoltre non effettua i dovuti controlli sulle varie aziende, per controllare se i lavoratori sono in regola. E se qualcuno effettua una denuncia al ministero del lavoro o all'inps, ecco che si verificano situazioni da "scarica-barile", nelle quali ogni ufficio delega le responsabilità ad altri enti, facendoci smarrire in un labirinto burocratico dalle dimensioni esorbitanti. E' meglio non parlare, poi, del sistema pensionistico vigente in Italia...

Quali sono le difficoltà che maggiormente ritieni di poter incontrare una volta entrata nel settore lavorativo?
Ho già cinque anni di esperienza lavorativa alle spalle, con annessi contratti a progetto, contratto d'apprendistato, bancarotta fraudolenta da parte di un mio vecchio datore di lavoro (v. caso Omnia Network), perdita del lavoro, mobilità in deroga, cassa integrazione, causa all'azienda, scioperi, manifestazioni, comunicati stampa.... Insomma, ho 24 anni e già un bel casino alle spalle! Le più grandi difficoltà incontrate fino ad oggi sono: una mancata stabilità lavorativa (anche in casi in cui i contratti sembravano più "sicuri"). Tale mancanza di stabilità mi ha sottoposto anche
in una situazione di stress molto particolare, basti immaginare che nel giro di 6 mesi ho cambiato 4 lavori, sta a significare 4 ambienti nuovi, 4 corsi di formazione, 4 colloqui....
- Stipendi molto bassi, con fisso mensile inesistente (ho lavorato presso un'azienda nella quale se non raggiungevi 100 ore mensilli ti toglievano il fisso...e se le garantivi e vendevi un sacco...il fisso lo toglievano lo stesso per l'elevato numero di vendite... Sto parlando di un'azienda che è molto presente nel mercato delle telecomunicazioni. E' uno dei più grandi colossi in Italia, molto conosciuta da chi è "del mestiere", insomma, è una di quelle aziende che vengono definite "serie".
- Situazioni lavorative umilianti, con dei momenti che agli atti risultavano "briefing", ma in realtà erano continui rimproveri che spesso arrivavano a superare i limiti dell'educazione e del rispetto nei confronti dei lavoratori.
- Attività di telemarketing e teleselling molto stressante. I clienti erano dei residenziali, di conseguenza parliamo di continui insulti da parte dei personaggi che rispondevano al telefono. Nel migliore dei casi mi hanno minacciata di denunciarmi, poi quelli un pò meno gentili sbraitavano come animali prima di riattaccarmi il telefono in faccia, inoltre c'erano quelli che mi riempivano di parolacce... Questo era all'ordine del giorno per ogni operatore, almeno finchè ho lavorato sui clienti residenziali..
- Presenza di elementi validi che non venivano premiati dall'azienda, mentre ho visto degli emeriti imbecilli crescere professionalmente. Sono state licenziate persone validissime, sol perchè non erano fidanzate o imparentate con qualche team leader.
- Presenza di molti laureati in azienda, che non avendo trovato altro, hanno dovuto arrangiarsi rinchiudendosi in un call center (è una situazione avvilente).

Ritieni che il percorso formativo universitario possa essere gestito diversamente, considerando le risorse a sua disposizione?
Sono contraria ai vari tagli all'università e alla ricerca. Tuttavia non mi si può chiamare "evento culturale" una festa e farla passare per evento formativo per fregare soldi all'ateneo. Questo purtroppo succede (fu scritto anche su un giornale universitario). Il problema non è solo sulla quantità dei soldi, ma anche su come vengono gestiti. Inoltre, dal punto di vista organizzativo, lo studente deve accedere ad un iter formativo ampio. Non posso stare 3 o 5 anni in una facoltà e fare sempre gli stessi, identici argomenti su esami diversi! Inoltre si dovrebbe dare spazio maggiore ai laboratori e ai tirocini, che sono i veri "formatori", più di ogni testo universitario.

Credi che il tuo percorso universitario ti permetterà di evitare di fare i conti con il mondo del precariato?
Beh, spero vivamente di si. Anche se le situazioni lavorative che ho visto su tantissimi laureati non sono delle più felici. Sto studiando solo per sperare di non far parte di quella "massa" di laureati che non ce l'hanno fatta. Ma per fare ciò è necessario anche cambiare la mia "forma mentis", e pensare che, purtroppo, dovrò necessariamente cercarmi un lavoro fuori Napoli, molto probabilmente all'estero, se vorrò dare un futuro decente a me e ai miei figli (qualora dovessi averne un giorno).

Un'intervista di Irene D'Alessandro

27 jul 2011

Santi Cacciola: "la vita universitaria contribuisce ad una mia crescita personale..."

Intervista a Santi Cacciola

Credi che l’esperienza universitaria oltre ad una crescita culturale, stia contribuendo anche alla tua crescita personale? Se si, sotto quali aspetti?
Dal mio punto di vista la vita universitaria contribuisce ad una mia crescita personale negli aspetti della indipendenza e nella capacità di muovermi da solo nel mondo.
Credi che l’attuale situazione dello stato italiano sia favorevole all’avvicinarsi di voi giovani al contesto lavorativo?
Attualmente no.
Quali sono le difficoltà che maggiormente ritieni di poter incontrare una volta entrata nel settore lavorativo?Sicuramente sarà il dover trovar lavoro al di fuori del proprio comune di nascita, e quindi essere costretti a spostarsi lontano dalla propria terra, inoltre le scarse possibilità di carriera e di guadagno.
Ritieni che il percorso formativo universitario possa essere gestito diversamente, considerando le risorse a sua disposizione?Non so rispondere, quest'anno ci saranno tagli all'università quindi in futuro non saprei, ma per adesso le risorse mi pare siano state gestite bene
Credi che il tuo percorso universitario ti permetterà di evitare di fare i conti con il mondo del precariato?NO

Un'intervista di Irene D'Alessandro

26 jul 2011

Mina Spadavecchia: "Ogni anno paghiamo consistenti tasse universitarie per investire in un futuro incerto"


Intervista a Mina Spadavecchia

Credi che l’esperienza universitaria oltre ad una crescita culturale, stia contribuendo anche alla tua crescita personale? Se si, sotto quali aspetti?
Sì. Penso che l'esperienza universitaria mi abbia aiutata a crescere, maturare, a farmi capire meglio chi sono e chi voglio diventare.

Credi che l’attuale situazione dello stato italiano sia favorevole all’avvicinarsi di voi giovani al contesto lavorativo?
Assolutamente no. Nessuna legge ha fatto realmente qualcosa per aiutare noi giovani a costruirci un futuro nel contesto lavorativo.

Quali sono le difficoltà che maggiormente ritieni di poter incontrare una volta entrata nel settore lavorativo?
Beh credo di andare incontro ad una vera e propria difficoltà di accesso al mondo lavorativo, che va via vi a diventando sempre più forte ed evidente. Paradossalmente lo stato italiano sembra porre il bastone tra le ruote agli studenti invece di agevolarli. Ogni anno paghiamo consistenti tasse universitarie per investire in un futuro incerto. Questa è la triste realtà dell’Italia del nuovo secolo.

Ritieni che il percorso formativo universitario possa essere gestito diversamente, considerando le risorse a sua disposizione?
Non saprei. Di sicuro trovo poco utile la formula dei 3 anni più 2 di "specialistica" o "magistrale", che dir si voglia, quando la laurea triennale non apre sbocchi lavorativi reali. Penso anche che sarebbe molto gradita una buona sinergia fra il mondo del lavoro e l'università cosa che non sempre avviene.

Credi che il tuo percorso universitario ti permetterà di evitare di fare i conti con il mondo del precariato?
Purtroppo no. Penso che tutti i giovani italiani, anche quelli non universitari, sono destinati al mondo del precariato: i pochi fortunati ci passeranno solo poco tempo, tutti gli altri ci resteranno a vita."

Un'intervista di Irene D'Alessandro

14 jul 2011

Twitter: Divertido, informativo, fundamental y humano


No podemos negar que Twitter se ha convertido en un medio de comunicación e información más influyente en los últimos años, donde una gama de personalidades musicales, políticas y de distintas ideologías e idiosincrasias se pasean por las palestras de tan distinguido servicio de Microblogging, donde jamás podría faltar el poder de la palabra o como quieran llamarlo el pueblo, y es allí de donde sale el informante del @CaracasMetro con su diario y preciso tweet del acontecer rutinario de esta selva de concreto en la que se ha convertido la ciudad capital de Caracas.

Se ha vuelto fundamental para los Caraqueños saber con que nos encontraremos al salir hacia nuestras respectivas actividades del día, pero también nos divertimos con chistes, reflexiones, y hasta algunas penas del corazón de desconocidos que desean entablar algún tipo de conexión con el mundo sin ser reconocidos por una cara o un merito, es bonito conseguir corazones bondadosos como el de @Perrousuario que promueve proteger y ayudar a los perros callejeros que deambulan por las instalaciones del Metro de Caracas logrando algún tipo de adopción para estos "ángeles" de 4 patas en un hogar amoroso y caritativo.

Conseguirnos con lindos deseos de buen día de @donsaludador. La pareja de perritos mas juguetones y comedores de galletas como @Pachucosaluda2 y hasta el ultimo grito de la moda a manos de los mejores Fashionistas del mundo, son algunos personajes del día a día de mi bandeja de Twitter …..

Contribuido por Tata
@tatyhechizada.

En 3 meses estaré caminando... hoy digo SI SE PUEDE


Les contare una bonita historia que ha tocado la puerta de mi casa y mi corazón, por respeto a los acontecimientos cambiare los nombres de los protagonista, aunque no suelo ser muy conversadora con la gente de mi edificio desde hace años mi familia y mi persona compartimos una entrañable amistad con una familia vecina, a principios de año regresando de respectivo viaje familiar decembrino, notamos la ausencia de dicha familia, pasando así 2 meses y ni noticias de ningún miembro, mi madre preocupada decidió enviar un mail a Francisco (cabeza de dicha familia) saludándoles y exponiendo nuestra preocupación.

Pasaron 2 días y recibimos tan esperada respuesta, con la noticia que nos lleno de dolor y sufrimiento a nuestro corazón, y es que Bernardo el hijo menor acabando de graduarse en una prestigiosa carrera universitaria salió a celebrarlo dando como resultado un triste accidente que dejarlo con una grave fractura de cadera y por poco le costó la vida; resultado final una espantosa silla de ruedas. Luego de múltiples operaciones el veredicto de todos los médicos era el mismo, 97% arrojaba que no volvería a caminar, que con terapias y muletas como compañía quizás en la lejanía de los años el podría lograrlo, pero como un niño brillante, guapo y tan joven ¿podría conformarse con ese veredicto fatídico?.

Bernardo le grito en la cara al médico tratante un fuerte y grave NO! – Lo lograre yo en 3 meses estoy caminando de nuevo. Usted no está para saberlo ni yo para contárselo pero han pasado 6 meses desde el accidente de Bernardo y el ya camina ayudado con una muleta, así lo vi el día que Aracielis la madre nos invito al brindis de gradación en la casa de su hija, no imaginan la experiencia tan hermosa y dolorosa que hemos vivido, dijo Francisco cuando se alzaron las copas por la salud de Bernardo, y su servidora les comenta que abrazado a mi Berni me dijo, - yo lo dije y lo cumplí, en 3 meses estaré caminando y aunque me costo 6 hoy digo SI SE PUEDE…..

Post contribuido por TATA.
Foto: forrest gump.

14 may 2011

La Mendicidad

(Foto en el centro de Torino - Italia)

La mendicidad la practican aquellos que necesitan limosnas para sus sustento -al menos en parte- económico. Mayoritariamente, los mendigos solicitan dinero.

MotivosLos motivos para mendigar son diversos, y son especialmente frecuentes en países del Tercer Mundo. El desempleo, accidentes, la avanzada edad, la vagancia o la negativa a recibir ayuda social son algunos de los motivos más frecuentes.
Vía Wikipedia.

La foto no la tomé precisamente en el tercer mundo, fue en Italia y en el cartel se puede leer lo siguiente:


"Sono madre di 2 bambini mio marito e malato, per favore aiutami per medicine e mangiare, Grazie mille! "

En español: "Soy madre de dos niños, mi esposo está enfermo, por favor ayúdenme para medicinas y comer, mil gracias!"

22 abr 2011

Policía de New York acepta pruebas multimedia

El Departamento de Policía de Nueva York recibe la mayoría de las llamadas de emergencia por teléfono. Pero gracias a los adelantos tecnológicos, ahora es posible enviar mensajes de texto a la policía. “Se anima a los ciudadanos a filmar con su celular cualquier delito en progreso y a enviar la grabación a las autoridades”, informa The New York Times. El rotativo también indica que se están tomando medidas para “permitir que el Centro para la Lucha Contra el Crimen en Tiempo Real envíe fotos a todas las patrullas que se hallen en la zona del delito”.

Foto Grand Street: Texting.

26 abr 2010

Internet hará que el papel se reinvente


El periodista Ramón Lobo sorprendió a propios y extraños en su ponencia de las V Jornadas de Periodismo al afirmar que Internet hará que el papel se reinvente. Cuando la mayoría de los profesionales aseguran que el papel en un futuro lejano desaparecerá, Lobo añadió que además de reinventarlo, hará que vaya más al porqué de la noticia. En cuanto al mundo on-line, Lobo se posicionó a favor por las nuevas tecnologías. Destacó la tarea que realizan los blog’s en este mundo, de los que afirma que ayudan a perfilar la mirada del periodista.

Junto a Lobo, compartió mesa el periodista andaluz Javier Sancho. El profesional afirmó que se ha movida entre los dos lados del periodismo, corporativo y free-lance, a lo que añadió que estar en ambos frentes le ha permitido conocer las dos caras de la moneda.

Sancho, periodista cooperante afirmó: “El contacto con las ONG’s hoy en día es fundamental”. “Las pequeñas son más abiertas a los free-lance que las grandes”. A lo que añadió que éstas últimas prefieren trabajar con proyectos que generen una mayor difusión. A su vez aseguró que para un periodista es fundamental enfocar bien la historia, aunque no le agrada llamarlo así, sino que prefiere llamarla realidad. Finalizó su tiempo de ponencia con un pequeño toque de atención a los medios de comunicación, puesto que aseguró que sólo publican lo estrictamente actual y por tanto se pierden muchos temas interesantes.

Con Ramón Lobo y Javier Sancho, estuvo en las jornadas Alberto Arce. El andaluz destacó: “Todavía no he conseguido después de 9 años que me hagan un contrato”. Una frase que sin duda dejó helado a los alumnos, aunque esto no significa que no haya podido subsistir gracias a su trabajo.


En cuanto a los periodistas free-lance, Arce subrayó una situación que le ocurrió a él en la guerra de Gaza. Tenía un buen material grabado sobre los Hamás. A su vuelta a España, tuvo dificultades de vender su material, ya que no lo consideraban de actualidad. Frente a esta situación, Arce explicó que se decantó por colgarla en la red. Una vez allí, la cinta tuvo un rotundo éxito con más de 35.000 visitas, y aquellos que en un primer momento se la denegaron, preguntaron de nuevo por ella. Con ello, lo que quiso demostrar el periodista es que Internet es un medio más de difusión, aunque asegura que se tienen que cambiar los parámetros con los que hasta ahora se ha distribuido la información.


Vía Periodismo UMH, por Jorge Roche.

11 ene 2010

La Web 2.0 como una innovación que supone una revolución

Lo que arrancó como un espacio de expresión, se convirtió para ellos en una plataforma para conocer gente y hasta conseguir trabajo. Los creadores de dos de los blogs más populares del país cuentan cómo este espacio virtual dio un nuevo rumbo a sus vidas.

Hace años se habla de
la Web 2.0 como una innovación que supone una revolución en el mundo de la comunicación en internet.

Por más de que el término evoque pensamientos que remiten a una nueva tecnología, la realidad, más bien, es que se trata de una actitud, una manera de hacer las cosas en ese superpoblado mundo virtual.

Antes la red permitía muy poca interacción o participación real de los usuarios finales, ahora la Web 2.0 apunta a que los internautas se ubiquen no solo como receptores de informaciones, sino como hacedores de ellas.
Son los blogs (sitios de fácil creación, para generar cronológicamente textos y levantar imágenes, entre otras cosas) y las personas detrás de ellos (los bloggers), los que se paran al frente de la revolución informática.

Más información (PDF)
En un mundo Blogger y En un mundo Blogger II.

Vía
ULTIMAHORA.COM.

Foto: Blogger panel discussion at the Pesta Blogger 2009 conference in Indonesia. Flickr.

20 oct 2009

El futuro de la Prensa se reescribe todos los días con acento digital


El futuro de la Prensa se reescribe todos los días con acento digital. El torrente de información en Internet y las nuevas formas de comunicación, unido a una coyuntura de crisis económica, son variables que favorecen el replanteamiento de modelos de negocio y de la propia profesión periodística.

Medios de todo el mundo han empezado a hacerlo y hay iniciativas contradictorias. El diario inglés «The Guardian» publicó un anuncio esta semana en su página web ofreciendo trabajo a «blogueros» que puedan cubrir información local en varias localidades. La carrera de periodista es «deseable» en el currículum del aspirante, pero no «necesaria». El diario especificaba que estos nuevos redactores «deben demostrar sensibilidad por la información local».

Recientemente, la cabecera anunció despidos en su plantilla ante la caída de la publicidad, y aseguraba que busca «nuevas formas de hacer negocio», quizá a través del llamado «periodismo ciudadano».

Para Magis Iglesias, presidenta de la Federación de Asociaciones de la Prensa de España (Fape), el término «periodismo ciudadano» «es en sí mismo una contradicción» y supone la «ruina del periodismo». «Las redes sociales y los ''blogs'' pueden valer como fuentes, pero sólo en manos de un periodista que las trate con rigor». «Si los medios quieren encontrar rentabilidad, deben apostar por la calidad, porque, si se degrada la credibilidad de los periódicos, como ocurre con Internet, nadie pagará un duro por comprarlos».

Si «The Guardian» busca oportunidades en Internet, «The Washington Post» advierte a sus periodistas de los riesgos de utilizar redes sociales como Facebook. El periódico entregó una guía a sus redactores con varias advertencias: la primera es que, cuando escriben en esa red, lo hacen como representantes del diario, por lo que las opiniones que expresen no pueden poner en riesgo su credibilidad. «Nada de lo que hacemos debe poner en duda la imparcialidad de nuestras noticias –rezaba la guía–. Nunca debemos abandonar la objetividad, el uso apropiado del lenguaje y el tono, sellos del buen periodismo».

Iglesias se muestra plenamente de acuerdo: «El periodismo es una manera de vivir y una actitud que no se debe abandonar». Pero el «Post» no ha llegado a ir tan lejos como la agencia de noticias France Presse, que decidió prohibir a sus redactores mediante una norma escrita el uso de Wikipedia o Facebook como fuentes de sus informaciones, especialmente en lo que se refiere a la enciclopedia virtual.

La agencia aclaró después que las redes sociales podrían utilizarse como fuente de una noticia, siempre que se especificase y se incluyeran en el artículo otras fuentes de mayor solvencia. Buenos ejemplos Pero la interactividad ha tenido reflejos positivos y enriquecido noticias: tras el atentado de ETA del pasado 30 de julio, en el que perdieron la vida dos guardias civiles al explotar un coche bomba en Mallorca, internautas vascos llenaron de mensajes la página web de la cadena estadounidense CNN que insistía en calificar a la banda de «separatista».

También a través de Twitter, escribieron en inglés que «ETA no es un grupo separatista, es una mafia terrorista. Por favor, corregidlo en vuestras noticias», pedían. Consiguieron que fuera el segundo tema de conversación más importante a escala mundial. La experiencia en España ha sido bastante desigual en cuanto a la utilización de las redes sociales como fuentes: los medios obtuvieron información y fotografías para informar de casos como el asesinato de Marta del Castillo. Estas «amistades» virtuales también sirvieron para certificar la caída del ex presidente del Real Madrid Ramón Calderón, al quedar demostrado que conocía a los infiltrados en una asamblea del club.

El repartidor de LA RAZÓN Las redes sociales tienen un arma de doble filo: permiten compatir contenidos. Y, mientras pueden ser un riesgo para la privacidad de los usuarios (así lo cree el 70,1% de los españoles según la última encuesta del CIS), también permiten difundir informaciones u opiniones interesantes. Con ese fin, LA RAZÓN ha puesto en marcha un proyecto en Facebook, conocido como «El repartidor», que ofrece cada día las noticias y vídeos más destacados.

Vía la información.
Imagen: One World - One Web.

21 sept 2009

Periodismo Ciudadano: algo más que una audiencia inerte y monolítica


"La cuestión sobre si el periodismo ciudadano debería existir no tiene nada que ver. Los periodistas han de aceptar que la dinámica ha cambiado. Deben ver al público como algo más que una audiencia inerte y monolítica.
La industria periodística que desatienda la participación de los lectores correrá el riesgo de perderlos. En una cultura que cada vez considera más la información como un bien básico, los usuarios tendrán en cuenta diferentes factores a la hora de elegir sus fuentes de noticias. La calidad y legitimidad del producto serán aspectos a considerar -quizá incluso los más importantes-, pero también lo será la medida en que los medios respondan a sus usuarios y les proporcionen herramientas útiles para personalizar la forma en que reciben las noticias, compartirlas y colaborar en su elaboración".

Vía Periodismo Ciudadano.

28 ago 2009

Concepto sobre periodismo ciudadano

¿Cuál es el concepto sobre periodismo ciudadano y qué lo diferencia de las demás informaciones que se leen en la prensa escrita?

El periodismo cívico es una reacción constructiva frente a la prensa comercial, la política o la de entretenimiento.

Toma como punto de partida una crítica al sistema de selección de las noticias y de los temas. Según esta perspectiva la noticia no debe seleccionarse con criterio comercial, o de interés partidista, o según su capacidad de entretener, sino por su relación con lo público. Entiende la información como un bien público, no como un negocio; representa los intereses de los ciudadanos y los asume.

Por tanto es una información que busca hacer visible lo que hace el poder y cómo lo hace; fiscaliza al poder público y contribuye a la creación de un discurso público al alcance del ciudadano. (Miralles 28-29)

El periodismo cívico va más allá de la idea de promover la participación activa. Además da participación a otras voces y actores, hace conocer lo que otros hacen y corrige la tendencia más común de los medios cuando visualizan su espacio como reflejo de lo oficial y lo ocupan con gobernantes y políticos; y sólo tienen en cuenta a la ciudadanía “mas como víctima y consumidora que como portadora de un potencial discurso público”. (Miralles 45)

Un precursor del periodismo cívico fue el jefe de redacción de un diario en Columbia (Ohio) cuando en 1989 impulsó el proyecto de incluir a los ciudadanos en un debate sobre el futuro de su ciudad. Entonces promovieron conversaciones ciudadanas, entrevistas de gente del común, informes con y desde el punto de vista de la ciudadanía y editoriales de apoyo al proceso que comenzó a llamarse public o civic journalism. (Miralles 108-109)

Hay un periodismo que se alimenta de información ligera porque se ha dado a la tarea de entretener; otro privilegia la economía, lo hay de asuntos deportivos, o científicos, o políticos, o culturales. El periodismo cívico, o público quiere mejorar la calidad de la vida pública y volver los ojos y las prácticas del periodismo en beneficio de lo público. (cf. Miralles 150).

Vía Nuevo Periodismo Iberoamericano.

1 ago 2009

El nuevo periodista en la era digital




Definitivamente, el perfil del periodista digital evoluciona y cada vez exige nuevos saberes. Es que estamos frente a un profesional que obviamente debe traer, ante todo, el background del periodista de base, que domina la reportería y la investigación de fuentes.

Pero eso aquí no basta. Y menos ahora que ”Internet ha terminado con la superioridad que los periodistas tenían frente a las audiencias”.

En este medio, el periodista tiene nuevas obligaciones que van desde tener la cultura digital suficiente para trabajar con un equipo técnico como estar al día de toda herramienta nueva que podría aportar a la gestión de información.

Debe, además, entender la naturaleza del resto de medios, para saber qué formato multimedia explotar y además tener claro cómo darle valor pero en el soporte Internet.

Este es un resumen adaptado de las claves que todo periodista digital debe saber producto del taller de convergencia de medios donde Jean Fogel, como profesor de la Fundación Nuevo Periodismo, actualizó las exigencias…

* Tus nuevas obligaciones están con la audiencia
.

Generar debates:
Internet es el medio de participación por excelencia. Su inmediatez, su facilidad de acceso y sus herramientas interactivas son el escenario perfecto para generar opinión, debates y desafiar a las audiencias a que se hagan parte activa de la información.


Coordinar comunidades online: Estar al tanto de la interacción social en la red es fundamental para acercarse a las audiencias, sintonizarse con sus intereses y darles visibilidad. Saber aprovechar el potencial que ofrecen las comunidades online es una estrategia clave para mantener un sitio dinámico empujado por la energía de los usuarios.

Bajarse del pedestal: Internet ha terminado con la superioridad que los periodistas tenían frente a las audiencias. Hoy esta relación es horizontal, por eso, es necesario que los periodistas se liberen de su ego y aprendan a entender, valorar y aprovechar los intereses y la participación de las audiencias.

* Tus obligaciones con la convergencia y multimedia
.

- Debes entender la base de los diferentes medios: En el tema de la convergencia es clave que el periodista sepa identificar los puntos fuertes de cada medio para saber qué recursos puede aprovechar de cada uno de ello

- Conocer la narración multimedia: El periodismo online exige ir mucho más allá del texto. Hoy los usuarios necesitan contenidos con vídeo, fotos, infografías, material descargable y enlaces a informaciones relacionadas. Para eso, se requiere tener muy claro los conceptos que exige la narración multimedia.

- Adaptarse a los ciclos de vida de la información: El ritmo vertiginoso de la web exige que los contenidos circulen, se complementen, se transformen, se enlacen con gran rapidez y le den paso a otros productos más relevantes cuando sea necesario. Es una lógica muy distinta a la de los medios impresos donde la información queda estática una vez publicada.

- Asumir el rol de autor, editor y publicar su propio material: La forma intuitiva en las que están diseñadas las herramientas web y la inmediatez que exige este medio, crean un escenario en el que una sola persona puede encargarse de todo el proceso de producción de contenidos.

* Tus obligaciones de seguimiento


- Leer estadísticas de tráfico y datos de los usuarios: Gracias a varias herramientas que existen en Internet, los periodistas pueden tener una idea clara de cómo se comporta su sitio, cuántas visitas recibe, cuáles son los contenidos más apetecidos, que secciones y funcionalidades despiertan mayor interés y participación, entre otras. En general, las estadísticas que ofrecen sitios como Google Analytics y Alexa permiten seguirle el rastro a las audiencias y conectarse con sus necesidades.

* Tus obligación de estar al día en la cultura digital


- Entenderse con los equipos de desarrollo tecnológico: Una de las barreras que enfrentan los periodistas que tienen algún emprendimiento web, es enfrentarse a un equipo de ingenieros que por motivo técnicos frenan sus iniciativas. Por eso, es importante que el periodista maneje los conceptos tecnológicos para tener argumentos a la hora de solicitar un recurso o una innovación.

- Sumergirse en la cultura digital 2.0: Es imprescindible que un periodista web esté al tanto y participe activamente en redes sociales, canales de información, blogs, comunidades y sepa aprovechar las herramientas de la web 2.0 en sus labores diarias.

Vía Cobertura Digital.

26 may 2009

Fotos: "Internet: redes, periodismo y usos sociales"

Estas son las fotos del Taller sobre "Internet: redes, periodismo y usos sociales" en el Centro Letonia, La Castellana, Caracas

Av. Principal de la Castellana, Centro Letonia,
Piso 5, Caracas - Venezuela

A primeras horas de la mañana 




De los primeros en llegar

Material de apoyo 



Piso 5

¿Por qué Internet es prioritaria? World Wide Web para el desarrollo de un país. Ysabel Briceño

Director Ejecutivo de Espacio Público; Carlos Correa

Refrigerios

Asistentes al taller


Web 2.0. Nociones Básicas Páginas web y blogs. Juliana Boersner

Aplicaciones Sociales Redes sociales, chats, foros y wikis. Fernando Núñez Noda  


Periodismo ciudadano 
Experiencia de la sección Yo Reportero de El-Nacional.com. Zinnia Martínez

Internet en Venezuela Posibilidades como medio de comunicación y mercadeo. Carlos Jiménez 



22 may 2009

Espacio Público: Redes, periodismo y usos sociales

Mañana viernes, estaré en el siguiente taller;
Espacio Público les invita a participar en la sesión de conferencias Internet: redes, periodismo y usos sociales, dirigido a periodistas, organizaciones no gubernamentales, estudiantes de comunicación social y público en general.
Los invitados nos contarán sobre herramientas, experiencias y las posibilidades de este medio de comunicación (...)
Participan:

  • ¿Por qué Internet es prioritaria? World Wide Web para el desarrollo de un país. Ysabel Briceño.
  • Web 2.0. Nociones Básicas Páginas web y blogs. Juliana Boersner.
  • Aplicaciones Sociales Redes sociales, chats, foros y wikis. Fernando Núnez Noda.
  • Periodismo ciudadano Experiencia de la sección Yo Reportero de El-Nacional.com. Zinnia Martínez y José Vicente Scorza.
  • Internet en Venezuela Posibilidades como medio de comunicación y mercadeo. Carlos Jiménez
Día: 22 de mayo de 2009Horario: 9:00 am a 5:00 pmLugar: Salón Beta, Foro XXI.Av. Principal de la Castellana, Centro Letonia,Piso 5, Caracas - Venezuela.Entrega de certificados

1 abr 2009

Los blogs: Medios poderosos de investigación y promoción

Los blogs brindan un poderoso medio para expresarse auténticamente. Como tales, pueden ser una poderosa herramienta de investigación y mercadeo para una astuta persona de negocios. 

La investigación ha mostrado que son herramientas útiles para enmarcar mensajes y persuadir que se conectan directamente con los lectores (Kent, 2008). mientras pocas empresas han aprovechado el potencial de la blogósfera para promover sus marcas y productos, el medio sigue consiguiendo nuevos participantes cada día.

Informe de La blogósfera en América Latina: Un Análisis de los Webfluentials de la Región. The Jeffrey Group.

16 nov 2008

Blogosfera Latinoaméricana crece y se consolida

Una investigación realizada por The Jeffrey Group dio a conocer que la blogósfera en Latinoamérica está consolidada y crece a buen ritmo, en el mismo nivel en que se incrementa la penetración de internet en la región.

El estudio, titulado "La blogósfera en América Latina: Un Análisis de los Webfluentials de la Región", examina los patrones y el impacto del "blogging" en América Latina como un medio de comunicación en desarrollo y con un enorme potencial para empresas y organizaciones.

"The Jeffrey Group realizó este estudio para entender mejor y comunicar el actual y futuro rol de la blogósfera como fenómeno comunicativo en América Latina", comentó en un comunicado Jorge Ortega, presidente de The Jeffrey Group. "Las estadísticas sobre la penetración de internet en América Latina están estableciendo registros mundiales de crecimiento. El impacto de la blogósfera latinoamericana ya se puede comparar con el existente en los Estados Unidos. Así, teniendo en cuenta los sorprendentes resultados, pensamos que el desarrollo e impacto de la blogósfera en la región requerirá de un estudio más intensivo", agregó.

The Jeffrey Group, la empresa de comunicación líder especializada en públicos latinos en todo el continente americano con más de 15 años de trayectoria, examinó la creciente tendencia que está cambiando la manera en que las organizaciones, medios y gente común se están comunicando. En ese sentido, el estudio analiza el estado actual de la blogósfera latinoamericana, su futuro y la influencia en las instituciones y empresas.

Soledad Laborde, antropóloga e investigadora de las oficinas de The Jeffrey Group en Buenos Aires, dirigió el estudio y coordinó docenas de entrevistas con bloggers líderes en Argentina, Brasil, México y Venezuela. The Jeffrey Group investigó 175 de los mejores blogs en América Latina que tratan gran variedad de temas pero que están básicamente enfocados en tecnología, política y noticias de interés general. Además, el reporte incorpora ejemplos de blogs influyentes y casos donde las noticias publicadas afectaron el comportamiento de organizaciones y sus relaciones con la comunidad y el mercado.

"El estudio reveló que el impacto de los blogs en los medios tradicionales, como también en la percepción pública de las empresas, organizaciones, instituciones políticas y la sociedad en general es significativo", dijo Laborde. "Los bloggers latinoamericanos se están dando cuenta del poder de influencia que pueden tener subiendo noticias y expresando su punto de vista, así como del impacto que sus blogs pueden tener en su país y en países fronterizos", comentó. (...) (Fuente)

10 oct 2008

El Blog como un medio alternativo

El blog se puede convertir en una herramienta muy útil para el aprendizaje y difusión de contenidos, siempre y cuando maneje contenidos veraces y bien estructurados, expresa la profesora del ITESO, Lidia García González, quien impartió el taller “Creación de blogs”, dentro de las actividades del Tercer Congreso Internacional de Comunicación. 

“Uno de los paradigmas que está cambiando actualmente a los comunicadores es la creación de páginas personales que puedan funcionar ya sea para distribuir contenidos especializados o sobre alguna temática de su interés. Mi interés es que los jóvenes consideren al blog como un medio alternativo para la transmisión de mensajes”. 


La profesora considera al blog como el medio al que más gente puede tener acceso, sin embargo señala que el contraste aún es muy grande entre las personas que cuentan con un espacio personal en la web y los que no. “Actualmente hay 1333 millones de usuarios inscritos en alguna plataforma de blog, y si estamos hablando de que en el mundo 6 mil 700 millones, pues todavía falta mucho para que sea el blog es el medio de comunicación más democrático”


Uno de los periodos en donde se detonó la aparición de blogs, fue durante la guerra de Irak. Los periodistas que fueron enviados a esta zona en guerra recurrieron a la blogosfera para escribir sus notas. García González explica que este hecho fue fundamental para que estas bitácoras tuvieran un uso informativo,

“la voz de esos reporteros fue una alternativa a la monopolización informativa de CNN.
“Para los periodistas ha funcionado bastante bien, y se han creado algunas personalidades que manejan información especializada y que cuentan con muchas visitas”. La catedrática del ITESO también expresa que los escritores también utilizan este medio, y pone de ejemplo los espacios de José Saramago o Jorge Volpi como de entre los más populares.  

García González concluye con que siempre será necesario contar con una credibilidad, misma que puede desarrollarse con una serie de formatos como citar las fuentes, cuidar la calidad de los contenidos, contar con información sustentada

“Lo mas importante es tener una estructura sintáctica, argumentativa; son bagajes culturales que anteceden al sitio y que pueden favorecer a que la audiencia del autor se incremente”.  

 Roberto González/ Milenio.com.